“Il gol è come un orgasmo. Se non ci si può arrivare, bisogna inventarsi qualcosa”. Parola di psicoterapeuta

0

Dopo le ultime tre sconfitte, al Napoli è chiaro che qualcosa si è bloccato, qualche circuito che prima funzionava alla perfezione ora si è inceppato. Questo Napoli gioca, ma non più divertendosi in maniera spensierata, come faceva prima, e il professor Luigi de Maio, già consulente del club, consiglia un breve percorso psicoterapeutico. Questi sono i suoi pensieri rilasciati a Il Mattino.

Factory della Comunicazione

Mica la fiducia può venir meno all’improvviso? “Manca il concetto di gruppo che rappresentava la base dello scorso anno. Adesso ci sono le solitudini, non i corporativismi”.

Veramente i calciatori non fanno che esaltare la loro compattezza. “Si sbagliano passaggi facili, non ci sono più estro e gioia, tutti sono dubbiosi”.

Cosa c’entra il paragone con la passata stagione?Semplice. C’era Higuain che dava sicurezza a tutti”.

No basta. Dobbiamo fare i conti con il Pipita pure su questo? “Purtroppo sì. Gonzalo s’inventava sempre il numero giusto, era un punto di riferimento per tutti, quasi uno scarico di responsabilità. E lui ricambiava la fiducia regalando certezze. Oggi queste certezze sono svanite, in campo non c’è il leader carismatico che dice: date la palla a me, ci penso io”.

Quindi si sta pagando l’assenza di chi butta la palla dentro? “Più o meno. Facciamo un esempio di tipo sessuale”.

Benissimo. Prego. “Il gol è come un orgasmo. Quando manca il mezzo principale per arrivarci, nel nostro caso prima era Higuain, allora tutti devono inventarsi qualcosa di magico che oggi non esiste”.

Come si reagisce a queste negatività?Bisogna lavorare sul gruppo in maniera diversa. In fase di difficoltà diventa fondamentale parlare nello spogliatoio e liberarsi delle cose nascoste. Noto troppa ansia nelle giocate, pure le più elementari, da qui vengono fuori gli errori clamorosi. Ognuno vuol prendersi le responsabilità e caricarsi il gruppo sulle spalle, ma se non sei abituato diventa tosta”.

Oggi vanno tanto il training autogeno e i mental coach. “Non abbiamo più a che fare con il talento innato in grado di controllarsi da solo. La realtà attuale dice che un bravo calciatore deve saper gestire soldi, affetti, affari, pubblicità, critiche…. e tutta questa roba va a finire in un contenitore troppo giovane. L’invadenza delle emozioni è eccessiva, così che trovi il tipo in grado di cavarsela da solo e tanti altri che invece hanno bisogno di un sostegno. Questi non sono soltanto calciatori ma autentici personaggi pubblici”.

Lo metterebbe il Napoli sul suo lettino? “Farei una controllatina a livello di dinamiche globali per appurare se qualcuno rompe gli schemi. In un gruppo più o meno numeroso esistono sempre quelli che hanno enorme autostima e chi necessita di qualche appoggio”.

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.