L’esperto di economia e giornalista, Marco Bellinazzo, de Il Sole 24 Ore, spiega quante e quali discrepanze ci siano alla base del rapporto fra i club e le Nazionali, anche e soprattutto in virtù degli ultimi infortuni che hanno visto protagonisti Riccardo Montolivo del Milan e Arkadiusz Milik del Napoli.
“I gravissimi infortuni del centrocampista del Milan Riccardo Montolivo e del centravanti polacco del Napoli Arek Milik durante le gare di qualificazione a Russia 2018 riportano alla ribalta il ruolo (forse anacronistico) delle Nazionali nel calcio industriale del XXI secolo e il problema di una diversa disciplina delle loro attività. Non c’è dubbio che nello sviluppo del Calcio moderno le Nazionali abbiano avuto un ruolo fondamentale. Ma se da un lato appare ancora opportuno salvaguardare il romanticismo e il senso d’identificazione collettiva che esse tramandano, lo è altrettanto tutelare la patrimonializzazione dei club. Gli organici rappresentano spesso l’unico asset su cui le società possono contare (senza stadi o centri sportivi di proprietà) e la loro sopravvivenza finanziaria dipende strettamente dalla difesa del valore dei giocatori tesserati.
Prestarli alle Nazionali comporta una prestazione giuridicamente assurda. I calciatori, in toto lavoratori dipendenti, si trovano a dover svolgere il proprio lavoro per un “datore” diverso da quello effettivo (da cui ricevono lo stipendio) e verso il quale hanno obblighi pubblici di carattere federale. Peraltro, se paragonassimo i calciatori a “macchine” capaci di svolgere in una certa attività d’impresa, quella dell’entertainment sportivo, determinate prestazioni, “date in prestito” da un’azienda a un’altra, ci troveremmo di fronte a un’altra assurdità: e, cioè, al fatto che a differenza delle apparecchiature che possono essere riparate e sostituite, nel caso dei calciatori, ci troviamo di fronte a macchine infungibili, uniche e di fatto insostituibili”.
Fonte Goal.com