L’approfondimento – di R. Muni: “Obiettivo numero uno: Maurizio Sarri”
Le piazze dei tifosi di calcio, come si sa, sono piuttosto umorali e quella partenopea non fa eccezione ma, anzi, pare amplificare notevolmente il concetto. Dagli altari alla polvere nel giro di quattro giorni è finito Maurizio Sarri, passando da eroe cittadino dopo il successo con il Benfica (perchè mai l’Italia fa suo un successo internazionale ottenuto dagli azzurri!) a inadatto alla piazza napoletana, dopo la sconfitta di Bergamo. Tuttavia anche a Milik non è stata risparmiata una buona dose di critiche, passando dall’essere il nuovo fenomeno del nostro campionato al brocco di turno…lui che comunque, al primo anno nel nostro campionato, ha realizzato sette gol in nove partite, neanche tutte disputate da titolare! L’equilibrio nei giudizi è merce rara tra i tifosi e non la si pretende, tuttavia sembra stucchevole l’attacco mediatico che commentatori e sedicenti opinionisti hanno scatenato da diversi mesi, nei confronti del tecnico della squadra del cuore. Nelle pieghe per la delusione post Bergamo si sono fiondati tutti coloro che non aspettavano altro che il primo scivolone del Napoli, per criticare l’operato e le dichiarazioni del tecnico nativo di Bagnoli, talvolta con troppo cattivo gusto. Maurizio Sarri è finito nel mirino di questi soggetti all’indomani dello spiacevole episodio avvenuto con Roberto Mancini. A ridosso della sfortunata partita di Torino dello scorso campionato, il numero dei ‘nemici’ di Sarri è aumentato notevolmente, criticandolo per il discorso sui differenti fatturati tra il Napoli e la Juve. In realtà, dati alla mano, Sarri non fece altro che commentare dati noti e forse scontati, un po’ per allentare l’eccessiva pressione sulla sua squadra (…e su se stesso…), un po’ per scaramanzia. Ma tant’è: i più non hanno gradito queste esternazioni ed hanno affondato attacchi mediatici che, alla bisogna, tornano di moda. L’immaginazione e la fantasia di alcune testate nazionali e non, hanno fatto ipotizzare scenari apocalittici tra il tecnico ed il patron De Laurentiis, separati in casa a loro dire. Tra le critiche maggiormente mosse al tecnico del Napoli, c’è quella di non fare un turn over sufficiente e di non aver ancora impiegato Rog e Diawara (Tonelli è ancora fermo ai box). Se è comprensibile la curiosità di vedere all’opera i volti nuovi della squadra, è indiscutibile che i nuovi debbano avere il tempo di adattarsi alla nuova realtà, di integrarsi nei nuovi schemi, di essere indottrinati per bene senza correre il rischio di essere lanciati allo sbaraglio. Quante critiche avrebbe ricevuto Sarri se a Bergamo si fosse presentato con una squadra cambiata per cinque o sei undecisimi? Senza contare poi le critiche che sono piovute addosso al mister, per aver detto delle difficoltà nel palleggio su un campo pessimo come quello di Bergamo, per calciatori abituati a giocare e a trovarsi a memoria. Pur avendone criticato, quando ritenuto giusto, alcune scelte tecniche, ritengo il tecnico azzurro un vero e proprio valore aggiunto per la nostra squadra e non sarà certo la sconfitta subita per mano dell’Atalanta a far cambiare l’idea di fondo. La cecità porta alla poca obiettività, che sia favorevole oppure no ed è l’obiettività di fondo nei giudizi che non deve mai mancare. L’obiettivo numero uno dei detrattori del Napoli è lui: Maurizio Sarri, reo di far giocare bene la sua squadra. Attacchi talvolta feroci che sembrano ripetere quelli di cui era (…ed è tutt’ora…) vittima Diego Maradona e la colpa, in fondo, è sempre la stessa: fare il bene della squadra partenopea.
Riccardo Muni