Maksimovic: il suo destino è sempre contro la Juve
Nikola Maksimovic da Bajina Basta in Serbia a Napoli passando per Torino. Ventisette milioni pagati (sei per il prestito, venti l’obbligo di riscatto, uno di bonus legato alla qualificazione per la prossima Champions e una clausola di cinquanta valida per l’estero) per vederlo all’opera causa forza maggiore. Senza l’infortunio di Albiol non avrebbe giocato in Champions. Dove invece ha fatto una discreta figura. Lo rivedremo domenica a Bergamo, non c’è scelta: in difesa gli azzurri sono contati. Due anni per corteggiarsi, adesso finalmente uniti in matrimonio calcistico: Napoli e Maksimovic insieme per blindare il reparto.
Nell’immediato e oltre, lui e Koulibaly sono il futuro: tecnica, forza fisica e potenza. Un mese trascorso a studiare e studiarsi: «Da due anni sognavo quest’avventura, ogni momento sembrava quello buono, poi tutto sfumava. Come nell’ultimo giorno di mercato: se penso a tutte le cose che sono accadute il 31 agosto. Alla fine ce l’abbiamo fatta, sono qui». Al centro dell’area di rigore, per pilotare un reparto che ha smarrito pezzi per strada. Prima la misteriosa indisponibilità di Tonelli, acquistato a giugno e mai schierato. Poi il ko di Chiriches e la sua sofferenza meniscale. Adesso il contrattempo muscolare di Albiol, gli esami parlano di elongazione, e comunque prima di tre settimane non sarà abile a arruolabile. «Mi dispiace per Raul, infortuni del genere sono sempre fastidiosi. Io dovevo rispondere soltanto presente e tutto sommato credo di esserci riuscito», ha detto Maksimovic a Radio Kiss Kiss. Nonostante quel neo delle due reti beccate un po’ da polli. «Siamo dispiaciuti, abbiamo retto alla grande per 75 minuti il confronto con una big del calcio europeo. Il Benfica raramente subisce gol, ne abbiamo fatti quattro: alla viglia eravamo fiduciosi ma non così ottimisti». Nella notte magica di Champions, Maksimovic ha conosciuto la passione del San Paolo e il fascino della Coppa più ambìta. S’è fiondato nel Sarrismo improvvisamente, senza riscaldamento, con la voglia di farsi conoscere. In silenzio, senza strafare, cose semplici, buone giocate, discrete uscite con la palla al piede e anche un mezzo errore in occasione del primo gol portoghese. «Una serata magica, da ricordare, emozionante. La prima con questa maglia e la prima in Champions, senza un preavviso, da un momento all’altro. Bello, bellissimo». Per Sarri non era ancora tempo di catapultarlo nella mischia. Lui conferma: «Sono l’ultimo arrivato, non posseggo gli automatismi degli altri compagni che giocano insieme da anni. Però se dovessi giudicarmi dico che sono contento della prestazione. Sono appena all’inizio e ci sono così tante partite davanto a noi. Sento di essere pronto, questa è la cosa che conta». Pronto per la trasferta rognosa di Bergamo, dove diventa obbligatorio resettare tutto. «È una partita da vincere, magari ripetendo la prestazione di Champions. Senza pensare alla sfida con la Juventus, ci arriveremo tra un mese». Ora sotto con gli insegnamenti del maestro. «Ascolto attentamente Sarri da venticinque giorni, guai se non lo seguiamo, la preparazione quotidiana è fondamentale. E poi io ero abituato da anni a giocare nella difesa a tre. Mi sto adattando, i compagni sono eccezionali, stanno accelerando il mio inserimento». Il resto è storia nota: la pizza, il mare, la mozzarella, gli spaghetti. El Kaddouri che a Torino gli ha fatto una testa così di Napoli. Il boato del San Paolo, i tifosi che per strada lo fermano chiedendogli di battere la Juve. Fonte: Il Mattino