Zavanella: “A De Laurentiis piace lanciare sassi nello stagno e…aspettare!”
S’è inventato lo Juventus Stadium e ha contribuito al miracolo della moltiplicazione degli spettatori paganti. L’architetto Gino Zavanella quando sente le parole di De Laurentiis sullo stadio da 20mila posti, di primo acchito racconta un episodio: «Prima che nascesse il nuovo impianto, a vedere la Juve in casa andavano in media 20mila persone a partita. Oggi quel numero è raddoppiato, sono circa 40mila ad ogni gara».
Architetto Zavanella, cosa intende dire con questo esempio? «Che non è facile pensare quale deve essere la capienza di un impianto. Che non basta prendere i dati del borderò degli ultimi anni e basarsi su quelli per decidere quanti seggiolini prevedere in uno stadio. Perché l’obiettivo non deve essere quello di adeguarsi, bisogna puntare più in alto».
Dunque boccia l’ipotesi di stadio da 20mila posti lanciata dal presidente? «No, non cominciamo. io non boccio nulla anche perché non ho nemmeno sentito queste dichiarazioni di De Laurentiis. So bene che a lui piace lanciare sassi nello stagno, fare dichiarazioni teatrali. Ecco, io penso che la sua sia stata una maniera per lanciare il sasso e scoprire cosa accade».
Dunque lei pensa che Napoli meriti di più «Napoli è legata al San Paolo. Lì il discorso è diverso, anche se le necessità per i tifosi non cambiano». Quali sono le necessità dei tifosi?
E qual è il «trucco» per attirare più persone allo stadio? «Due domande che possono avere una risposta unica. La gente che va allo stadio non può essere maltrattata, lasciata sotto la pioggia, al freddo o al caldo del sole cocente. Chi entra in uno stadio deve essere trattato come una persona che va ad assistere a uno spettacolo: deve avere comfort, tranquillità, agiatezza, deve avere voglia di stare nel posto dove si svolge l’evento».
Architetto, ci risiamo con le solite cose: gli stadi da vivere tutti i giorni della settimana, ricchi di intrattenimento, di esperienze... «Però stavolta non sono le solite parole. Qui ci sono i fatti a confermare le ipotesi. Mi riferisco allo Juventus Stadium nel quale le persone arrivano con due ore di anticipo rispetto alla partita e non scappano via al fischio finale. Sono felici di stare in quell’impianto perché è accogliente e sa essere sempre nuovo».
Questo sembra difficile, come si fa a rinnovare spesso uno stadio? «Basta poco. Cambiare la posizione di uno dei ristoranti, rinnovare la pavimentazione degli spazi comuni, modificare i settori degli spalti. Sembra poco, invece questi dettagli danno la sensazione di entrare ogni anno in uno stadio diverso».
Lei parla di ristoranti, al plurale; di spazi comuni, di settori da modificare. Noi abbiamo davanti agli occhi il San Paolo, come facciamo a comprenderla? «Il vero problema è che in Italia, in tutta l’Italia, ci sono stadi imbarazzanti, sono tra i più vetusti e scomodi del mondo. Anche in Africa stanno rinnovando gli impianti per renderli più confortevoli, negli Stati Uniti è così da sempre, in Europa tutti si stanno adeguando, noi invece abbiamo ancora stadi costruiti settant’anni fa e devastati da lavori indicibili per i mondiali del 90».
Architetto Zavanella, lei allora converrà che non c’è speranza. «E invece no. A Bologna le cose stanno cambiando, anche a Padova e in tante altre città grandi e piccole (Zavanella, ovviamente, cita tutti i progetti del suo studio, Arena Gau n.d.r). Basta aver voglia di fare e le cose possono cambiare. Certo, se poi davanti a un progetto arriva un sindaco che si mette di traverso o un assessore che storce il naso, beh allora diventa tutto più difficile».
Si riferisce alla sua esperienza napoletana? «Guardi che certe cose succedono in tutta l’Italia, mica solo a Napoli?».
Fonte: Il Mattino