A. Zaccheroni: “Milik e Gabbiadini possono giocare insieme. Sarri tirerà fuori il meglio da Manolo”
L'ex tecnico di Milan, Inter, Juventus e Udinese: "Il Napoli punterà sull'entusiasmo per tenere il passo della Juve"
Da pochi giorni Alberto Zaccheroni commenta la Nazionale sulla Rai: l’Asia, dopo avergli regalato nel 2011 la conquista della Coppa d’Asia col Giappone, gli ha riservato anche la delusione dell’esonero nel Beijing Guoan, una delle squadre di Pechino. Ecco quanto dichiarato alle pagine de “il Mattino”
«Higuain mancherà al Napoli, certo, ma chi avrebbe mai scommesso sulla vittoria del Portogallo nella finale dell’Europeo dopo l’infortunio di Cristiano Ronaldo e la sua uscita dal campo?».
Zaccheroni, c’è davvero il vuoto tra la Juve e il resto del campionato? «C’è, ma non è incolmabile. La differenza d’organico tra i bianconeri e gli altri è evidente. Ma il nostro campionato non consente a nessuno di vincere a mani basse. Anche l’anno scorso la Juve è stata fortunata».
Nel senso… «Se doveva recuperare 11 punti non a Fiorentina o Inter, che in quel momento erano davanti a tutte, e non al miglior Napoli o alla migliore Roma, non credo che avrebbe vinto lo scudetto così facilmente. Le è andata bene sotto questo aspetto».
Cosa deve fare o tentare di fare Sarri per riempire questa differenza? «Quando sei inferiore sotto il profilo della qualità complessiva, devi puntare sulla squadra, sull’organizzazione di gioco, sul lavoro quotidiano. Ed è quello che è stato il punto di forza del Napoli anche lo scorso anno».
Quanto mancherà Higuain al Napoli e quanto mancherà a Higuain il Napoli? «Il lavoro psicologico che Sarri ha fatto per l’argentino, per fargli scattare la molla del riscatto dopo le delusioni dell’anno prima, è stato notevole. Higuain era il leader del Napoli, era al centro del progetto. Alla Juve, almeno all’inizio, faticherà a sentirsi il più importante di tutti. Poi magari lo diventerà, ma ci vorrà molto tempo. Anche De Piero ha faticato tantissimo per conquistarsi un ruolo di primo piano alla Juventus».
Insomma, se ne potrebbe pentire di questo addio? «Non dico questo, ma è evidente che Sarri gli aveva costruito un abito su misura. Uno di quelli che gli calzava a pennello».
Zaccheroni, ma senza il Pipita, il Napoli può contendere alla Juve lo scudetto? «A Parigi, quando nella finale di Euro2016 Cristiano Ronaldo ha lasciato il campo infortunato, credo che davvero in pochi abbiano pensato che il Portogallo potesse battere la Francia. Eppure è successo, perché quando viene a mancare il numero uno, gli altri, i gregari, hanno bisogno di dimostrare qualcosa, avvertono il bisogno di urlare al mondo che non si vince solo per merito del campione, ma anche per merito loro».
Ed è quello che può scattare nel Napoli? «Sì, una voglia di dire a tutti che erano loro la chiave del successo di Higuain e non viceversa».
Ora Milik e Gabbiadini si contendono la sua eredità? «Sarri non considera Manolo una seconda punta anche se secondo me i due potrebbero giocare assieme. Gabbiadini però segua le indicazioni del suo tecnico: gli allenatori fanno le scelte sempre per il bene della squadra e perché hanno una visione più ampia dello stesso giocatore».
Come lei con Marcio Amoroso? «Arrivò dal Brasile e non faceva che dirmi che era un numero 10 e che voleva giocare da numero 10. Fino a Natale non giocò, poi si decise a giocare da 11, come dicevo io: con me vinse la classifica dei cannonieri della serie A. Quando andò via mi ha ripetuto: tornerò in Italia per dimostrarle che sono un numero 10. Ma per me non lo era».
Può essere un messaggio per Gabbiadini? «Sarri sa cosa fare per far dare il massimo a ogni suo giocatore ogni volta che lo mette in campo».
Come si gestiscono rivalità di questo tipo o come quella tra Mertens e Insigne? «Ma la concorrenza fa bene. È lo stimolo per un giocatore a fare meglio, a impegnarsi di più. Un giocatore non deve sentirsi offeso se non gioca sempre, o non gioca sempre dal primo all’ultimo minuto. L’alternanza viene fatta per salvaguardare anche loro».
Quale è la cosa giusta da fare? «Semplice: far giocare chi in quel momento dà le migliori garanzie alla squadra, senza gerarchie. E motivando i giocatori a dare sempre il meglio. Magari anche non nel ruolo che loro ritengono sia quello più congeniale alle proprie caratteristiche. Poi quest’anno c’è la Champions e il turnover è fondamentale».
Appunto, quanto può pesare la Champions sul rendimento in campionato? «Tanto, sia in chiave Napoli che in quello Juve. Ovviamente, avendo i bianconeri un organico molto forte, certe gare di serie A saranno gestite meglio dai bianconeri. Ma quello che conta è alternare i giocatori, senza guardare ai nomi di chi gioca e di chi va in panchina. E Sarri ha dimostrato di essere bravo sotto questo aspetto, perché in Europa League il Napoli ha avuto un cammino da favola».
Chi vede dietro la Juve? «La Roma e il Napoli, in questo ordine. Perché l’organico che ha a disposizione Spalletti è migliore di quello degli azzurri. Su cui pesa un altro aspetto…».
Quale? «L’entusiasmo. Confermarsi ai livelli dello scorso campionato è complicato». La Milano cinese, parliamo sia dell’Inter sia del Milan, che ruolo avrà? «In Cina i proprietari dell’Inter sono molto conosciuti per la loro ambizione: il gruppo Suning ha mandato via l’allenatore Petrescu dalla guida dello Jiangsu quando era secondo in classifica. Le loro risorse sono notevoli. Quelli del Milan non li conosco, ma Montella è uno dei più bravi di tutti».
De Laurentiis guarda alla Cina per trovare nuovi sponsor e opportunità commerciali. «Il calcio ha in Xi Jinpin, il presidente della Repubblica, il suo massimo sostenitore e ha come obiettivo quello di organizzare il Mondiale. Se va lì in cerca di partner può trovarli, perché il nostro calcio ha grande fascino: ma gli sconsiglio l’organizzazione di tournée o amichevoli estive».
Perché? «Il mio Milan vinse lo scudetto senza mettere il naso fuori da Milanello per tutto il precampionato. Io sono un tradizionalista e mi pare che pure Sarri lo sia…».
Che cosa si augura di vedere in questa serie A, anche per il bene della Nazionale? «Che possano emergere altri giovani talenti, in maniera tale che Ventura possa allargare il bacino di giocatori in cui andare a pescare».
La Redazione