Quando arrivò in Italia nell’estate del 2013, non lo conosceva quasi nessuno, a parte Sinisa Mihajlovic. Dalla panchina della nazionale serba aveva fatto esordire il giovane Nikola e ne diceva un gran bene. Diventato allenatore del Torino aveva dato l’ok anche alla cessione di Glik, tanto al centro della difesa granata c’era il suo Maksimovic. Poi la frattura, qualcosa che ha portato lo stesso Mihajlovic a dire di Maksimovic: «Per me è morto». Nikola, scappato in Serbia, non è ritornato in Piemonte, nonostante le ripetute telefonate da parte dell’allenatore e della dirigenza. Ma Maksimovic è uno così: un serbo atipico, pochi amici e poche parole. Ha trascorso i primi tre mesi della sua esperienza granata in panchina. Poi, dopo l’esordio, titolare. Anzi, titolarissimo. Centrale nella difesa a quattro, sul centro-destra nella difesa a tre e anche esterno nel centrocampo a cinque. Non segna, ma fa segnare. Difficile sentire la sua voce, ma quando si mette in testa una cosa è quella. Come andare via da Torino e giocare nel Napoli. Alla fine ce l’ha fatta, quasi all’ultimo minuto. In Serbia dicono che non abbia mai smesso di allenarsi aspettando il Napoli, adesso Sarri potrà valutare se queste voci siano fondate oppure no. (Il Mattino)
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