Son tre mesi che non vede il campo, il brasiliano Jorginho regista d’ autore scalpita!
Pronti, via: ma lui non c’era. Non per sua volontà, perché in caso contrario si sarebbe catapultato. Sono quasi tre mesi che non scende in campo (Italia-Scozia del 29 maggio scorso a Malta), amichevoli escluse, e avrebbe dato davvero tutto per esserci. Perché Jorginho la prima col Pescara l’ha potuta seguire solo in tivù, perché quel giallo rimediato all’ultima della passata stagione (Napoli-Frosinone) l’aveva stoppato per un turno. Ma Jorge Luiz Frello Filho, in arte Jorginho, scalpitante regista dalle indubbie e non ancora del tutto delineate qualità, dovrà attendere ancora poco per riproporsi: solo tre giorni ed ecco il Milan, e con esso quel posto tenuto in caldo per lui da Valdifiori.
LA DOMANDA. Pronti via, ma la partenza è stata un po’ così. Piuttosto lenta e svagata per più d’un tempo, con le gambe e gli stessi pensieri sorprendentemente poco propensi a scattare allo sparo. C’è voluta la velocità (di pensiero e gambe) di Mertens per metterci la classica pezza, ci sono volute la rapidità e grinta unite del belga per non steccarla del tutto. Lo stesso Valdifiori, tornato in campo armato fino ai denti di buona volontà, il suo l’ha fatto pure ma la manovra, anche da quelle parti, è apparsa per lunghi tratti fiacca e priva d’incisività. E dunque, uno come Jorge avrebbe fatto al caso? Potendo solo navigare a vista sull’onda instabile della congettura (sulla base naturalmente di quanto s’è visto), se ne deduce che se non altro a centrocampo si sarebbe potuto almeno dare manetta, contare sulla velocità d’impostazione di un ragazzo esploso proprio con Sarri, e che nella passata stagione ne aveva inanellate 38 (di presenze) facendo girare a meraviglia il reparto. Con un bilancio più che positivo, e su questo non ci piove.
LA RISPOSTA. Se dunque la domanda è la seguente: «S’è avvertita la mancanza di Jorginho?», la risposta appare piuttosto scontata. Ma sempre col senno del poi. Sarà comunque il campo a stabilirlo di qui a breve, sarà l’esordio stagionale del San Paolo, nuovo test non proprio morbido, a restituire l’italo-brasiliano alla cabina di regia. A suo favore giocano la gioventù e la voglia matta di rifarsi, perché no, anche dalla mancata convocazione (finale) a quegli Europei che aveva soltanto assaporato con due amichevoli, e che proprio in ultimo gli sono stati negati da Conte. Con una bella porzione d’amarezza, oltre che delusione, da smaltire durante le vacanze in patria.
OBIETTIVI. Pazienza: il pensante Jorge se ne sarà fatto di certo una ragione e, da come s’è allenato, tutto lascia presagire che ora e più che mai voglia spaccare il mondo. Riprendendosi la titolarità, tornando a smistarne tanti di palloni ma con sollecito raziocinio. Massimo un tocco e via, consegnando “l’imbasciata” a chi è in grado d’utilizzarla al meglio. Per il punto della situazione, s’è espresso ieri l’agente Joao Santos alle varie emittenti: «Lui è sereno ed anche molto determinato a fare un bel campionato. E’ pronto per giocare e mettersi a disposizione di Sarri. Per noi sono importanti sia il campionato che la Champions, ma pure la Nazionale se dovesse arrivare la chiamata di Ventura. Che lo stima. Anche Valdifiori e Diawara per uno stesso ruolo? Alla fine sarà il mister a scegliere il titolare, noi siamo tranquilli».
LA VOGLIA. Certo, diversamente non potrebbe essere. Jorge ha tutta una carriera davanti ed un contratto che lo lega all’azzurro ancora per un quadriennio. A 24 anni se, come pare, dovesse continuare nella sua parabola ascendente, potrebbe davvero arrivare a primeggiare nel suo ruolo. Un po’ come ha fatto l’anno scorso, letteralmente esplodendo, statistiche e consenso della critica alla mano. Ma ora, fra pochissimo, c’è il Milan e lui stavolta ci sarà. Con una voglia insaziabile.
Fonte: CdS