Rio 2016 Boxe, la napoletana Testa, oggi 18 anni: «E’ una rivincita delle donne, combatterò per loro»
Testa, prima viene il record e poi i pugni. Mai un’azzurra sul ring olimpico
Comunque vada, lei la storia l’ha già scritta. Irma Testa è la prima donna italiana a salire su di un ring olimpico, grazie all’inserimento del torneo femminile nella boxe a partire dai Giochi brasiliani. Categoria 60 kg, pesi leggeri, è rimasta solo più lei in corsa assieme a Guido Vianello tra gli azzurri: «Il fatto che cominciamo a combattere quando le categorie maschili sono già alle fasi finali non mi cambia nulla. Anzi, al massimo mi carica ancora di più, perché sono consapevole che tocca a me e a Guido tenere alto l’onore della nostra Federazione».
La Testa un assaggio di Olimpiade l’aveva già avuto, partecipando ai Giochi di Nanchino due anni orsono e conquistando l’argento nei pesi mosca. «In Cina era stato tutto più grandioso e forse anche più bello. Ogni cosa era curata nei minimi dettagli – racconta la poliziotta di Torre Annunziata – È stata una fortuna esserci perché così ora mi sembra di essere alla mia seconda Olimpiade: è tutto uguale».
Già perché, ai Giochi dei grandi si è qualificata in aprile, in Turchia, diventando così una pioniera dello sport in rosa. E il ruolo non le dispiace affatto. «Per me è un orgoglio, combatterò per tutte le donne indistintamente. È una bella rivincita per tutte loro, perché non so quanti avrebbero creduto che una donna potesse arrivare a tanto – aggiunge – Sin da bambina ho sempre avuto delle ambizioni molto grandi, cercavo sempre di prendere il meglio da tutto e di puntare più in alto possibile. Per fortuna, ora in Italia ci sono tante ragazze che fanno boxe, anche se c’è sempre qualche ignorante che non capisce che il mondo è cambiato».
Ha provato un po’ tutti gli sport. Calcio, nuoto, pattinaggio, pallavolo, ma nessuno la convinceva. Poi, è entrata nella palestra “Boxe Vesuviana” di Torre Annunziata, ed è stato amore a prima vista con la boxe, che pratica incessantemente dall’età di 11 anni e mezzo. Ha cinque tatuaggi, ognuno con un significato speciale. «L’ultimo è il logo di Rio 2016 sulla caviglia, come tutti gli altri pugili qualificati – spiega – Poi ho una geisha sul braccio sinistro, che simboleggia il mio spirito guerriero, la scritta “panta rei” sul destro perché nella vita tutto scorre e una farfalla sulla pancia, perché quello è il mio soprannome. Poi ne ho uno stupido sulla schiena, che ho fatto l’anno scorso: ma non ne voglio parlare». Da buona campana, ammette di credere nei rituali pre-match: «Vivo per la scaramanzia, devo avere sempre i miei portafortuna. Se vinco, lunedì ripeterò tutto quello che ho fatto per filo e per segno, dalla mattina alla sera».
Sulla prima sfida odierna (ore 22.45) contro l’australiana Shelley Watts è decisa: «Non mi serve studiarla a tavolino, mi bastano i primi secondi sul ring per capire com’è». Determinata e convinta, per rilassarsi sta leggendo il libro “Il Profumo” dello scrittore tedesco Patrick Süskind, oltre ad un po’ di svago con la sorella Lucia e le amiche del cuore che l’hanno seguita fino a Rio. Però è aggiornatissima sul calciomercato, lei che è una campana atipica, visto il suo amore per i colori bianconeri che le ha trasmesso lo zio Ciro. «Mi dispiace che Higuain sia andato via da Napoli perché mi ero abituato a vederlo con quella maglia – spiega, poi rincara la dose – La Juve era già forte prima ma, con lui, vinceremo tutto».
Fonte: corr. sport