Rio 2016 – Boxe: dall ‘ Irpinia alle Olimpiadi, già una vittoria per Tommasone “The Wolf”
Tommasone storico. Prima vittoria pro’ sul ring olimpico
Il Lupo a suo modo fa la storia,e nessuno potrà sottrargli questo piccolo momento di gloria. Carmine Tommasone, detto «The Wolf», per le sue origini irpine, risolve il problema del debutto olimpico come il suo omonimo in Pulp Fiction e diventa il primo professionista di sempre, e dopo 112 anni, a calcare un ring a cinque cerchi, e poi a vincere un match. L’Aiba e il Cio sognavano Mayweather, Klitschko e Pacquiao, ma sugli annali finisce l’ex campione d’Italia, Ue e intercontinentale dei piuma, decisosi a cambiare vita a 32 anni dopo una carriera di buone soddisfazioni e pochi guadagni, come spesso accade all’asfittica boxe nostrana.
Si è qualificato a luglio, Carmine, segnando un’altra prima volta: mai un avellinese si era preso i Giochi. Ha rinunciato alla qualifica di sfidante all’Europeo, è stato cancellato dalle classifiche di tutti gli enti, è salito di peso (ora è nei leggeri) e si è rimesso in gioco, malgrado i 15 match senza sconfitte: «Quando non riuscii a qualificarmi per Pechino, a un certo punto ho pensato davvero mi smettere, ma poi mi è stato prospettato di fare il professionista e sono tornato sui miei passi. Ovviamente l’Olimpiade restava il sogno irrealizzato, perciò non potevo perdere questa occasione ». Un moto d’orgoglio non certo dettato dai soldi, malgrado i 400 euro dei primi match o i 2500 di un titolo italiano, che al solito non ti consentono,
da noi, di vivere di solo pugilato. Piuttosto, una rivincita sul destino, per lui che aveva conosciuto a lungo la nazionale.
VITTORIA NETTA
E la sorte a Rio si è divertita a mettergli difronte il messicano Delgado, cioè l’uomo che ha vinto l’ultimo to rneo di qualificazione di Vargas, quello in cui Tommasone è arrivato terzo e ha strappato il pass solo allo spareggio e che ha portato ai Giochi gli altri due professionisti, il camerunese N’Dam N’jikame e il thailandese Ruenroeng. Ne è uscita una vittoria netta, perché la scherma dell’azzurro, rapidità d’esecuzione e ritmo alto, ben si attaglia
al dilettantismo: bellissimi, in particolare, un paio di destri d’incontro a metà del secondo round, che hanno scavato la differenza contro un avversario
più alto e più elegante, ma meno incisivo. O forse meno affamato del Lupo, alla fine soddisfatto come un bambino, anche se al prossimo turno lo
attende il terribile cubano Alvarez: «Sono felice e orgoglioso, il sogno si è finalmente realizzato ». Meglio tardi che mai.