Il punto della situazione – di R. Muni: “Un vero argentino non gioca a Torino”
Mentre il Napoli prosegue la preparazione a Dimaro, in vista dell’esordio in campionato in casa del neopromosso Pescara, il calciomercato estivo riserva pagine amarissime ai tifosi napoletani. A fine luglio la tifoseria partenopea, suo malgrado, scopre il core ‘ngrato del nuovo millennio, al secolo Gonzalo Higuaìn. Beninteso, non è la scelta di lasciare il Napoli che viene contestata a mister trentasei gol, bensì la modalità adottata e la destinazione scelta. Dalle promesse di rivedersi a Dimaro, all’indomani di quel Napoli-Frosinone che sancì la fine dello scorso campionato, fino al messaggio indirizzato ai tifosi del Napoli che dovevano stare tranquilli. Parafrasando Gomorra, quel messaggio suona come: “state senza pensieri”. Ed invece, dalle dichiarazioni fuori luogo di Nicolas, fratello e manager del Pipita, alle visite fatte a Madrid per conto della Juventus, di nascosto, come il più volgare dei mariuoli, il passo è stato breve. Non una parola per i tifosi che lo avevano osannato ed amato immeritatamente, è il caso di sottolineare; non una parola per gli ex compagni di squadra, né per Maurizio Sarri che lo aveva rigenerato portandolo alla definitiva consacrazione. Sarri, probabilmente, è colui che più di tutti si sente tradito, offeso ed umiliato dal comportamento scorretto di Higuaìn. Se il modo con cui è letteralmente sgusciato via da Napoli, è deplorevole, ancora peggio è la destinazione scelta, la Juventus appunto. Ed è proprio nella scelta della nuova squadra che si è consumato il più doloroso dei tradimenti perchè va bene andare via ma mai dai nostri nemici storici. Il D10S, che aveva ben capito lo spirito dei napoletani incarnandolo, diventandone idolo, portavoce e rappresentante in tutto il mondo, si era espresso con la famigerata frase divenuta un autentico motto per i tifosi del ciuccio: “un vero argentino non gioca a Torino”. Credo che Higuain non solo abbia tradito Napoli ma abbia anche sconfessato se stesso, poiché con la sua scelta si è consegnato ai poteri forti che egli stesso ed il suo entourage hanno criticato più volte. Cosa dirà Nicolas Higuaìn che, solo pochi mesi fa, aveva criticato aspramente il servilismo della classe arbitrale nei confronti della Juve, affermando che senza arbitri (…quindi solo con i propri meriti…) il Napoli avrebbe vinto lo scudetto? Lo spiegasse ai nuovi tifosi del fratello, a noi proprio non può interessare! Per il campione emerge la voglia (…sacrosanta, nulla da eccepire…) di vincere trofei e di farlo con la maglia che, al passionale tifoso napoletano, più di tutte rievoca quello che è stato per decenni il potere mediatico, capitalistico, figlio alla lontana di una prepotenza sabauda mai dimenticata verso più il ricco Regno di Napoli, trasformata nel sentire comune in una condizione di antipatia. Se le sensazioni di colori avversi possono lasciare il tempo che trovano, non è lo stesso per gli evidenti favori, più o meno riconosciuti da tutta la stampa, che nell’ultimo campionato, nei momenti chiave, ha permesso alla società della famiglia Agnelli di portare a casa il risultato pieno, anche quando non sarebbe stato meritato. E questo, non solo non ha cancellato, ma anzi ha aumentato il dubbio che gli eventi potrebbero essere stati condizionati dalla ricca sponsorizzazione di casa Fiat alla lega calcio. La scelta del calciatore argentino è, in sostanza, quella di elevarsi dallo stato sociale di plebeo a quello più nobile del padrone, dove si vince e si mettono in bacheca trofei, (…e magari se ne contano anche più di quelli riconosciuti dalla federazione…) tanto nessuno può disturbare l’operato dei padroni e la propria arroganza! L’addio dell’ormai ex Pipita azzurro, non è l’unico calice amaro che i tifosi del ciuccio hanno dovuto inghiottire negli ultimi giorni. Le dichiarazioni fuori luogo del patron Aurelio De Laurentiis, di cui si parlerà nei giorni a seguire, feriscono l’orgoglio di una tifoseria che vede nell’undici azzurro non una semplice squadra di calcio, bensì una fede ed un senso di appartenenza che nessuno può permettersi di calpestare. E lo stesso numero uno del Napoli non è esente da colpe sul modo dilettantesco con cui ha gestito la vicenda Higuaìn, finendo per farsi rivoltare dai vecchi volponi in bianco e nero…davvero troppo grave per una società che auspica una crescita continua ma che, con altrettanta continuità, è gestita alla stregua di una bottega di paese.
Riccardo Muni