Le verità sulla clausola del Pipita

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La cessione di Higuain è stata, è e sarà un caso aperto ancora per molto. Marco Bellinazzo, giornalista ed esperto di economia, ha analizzato nel dettaglio tutti i particolari della trattativa che lo porterà a vestire la maglia della Juventus. Questo quanto tratto da Goal.com ed evidenziato dalla nostra redazione: “Il club di Aurelio De Laurentiis si era cautelato contro assalti al suo bomber inserendo appunta una clausola per cui solo versando 90 milioni un altro club avrebbe potuto portarsi via il suo centravanti. Un prezzo molto alto data l’età del bomber argentino e che è oggettivamente conveniente per chi cede.

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Eppure ci sono alcune, definiamole, “anomalie” sull’innesco di questa clausola difficili da comprendere. Una che sfida i dettami della logica. L’altra sicuramente più grave. La prima anomalia è che la clausola prevede il pagamento di 94,7 milioni anziché di 90 se a versarla è direttamente il calciatore interessato a svincolarsi.

Mentre se a sfruttarla è una società, italiana o estera, ha uno sconto di 4,7 milioni. Ma qual è la logica di questa distinzione? Quale calciatore pagherebbe di tasca sua una clausola di 90 milioni per liberarsi? È evidente che sarebbe comunque sorretto da un’altra società interessata a comprarlo che, diciamo così gli fornirebbe il cash.

Allora se proprio si voleva introdurre questa difficilmente comprensibile distinzione, probabilmente unica nel panorama mondiale delle clausole rescissorie, sarebbe stato più ragionevole prevedere che al giocatore interessato a svincolarsi da solo fosse concesso uno “sconto” (e non alla società acquirente!).

La seconda anomalia riguarda la scadenza della clausola. Qui qualcosa non torna, in effetti, perché fino a poco tempo fa su tutti i media (e non risultano smentite) si parlava una clausola attivabile fino al 30 giugno 2016. Dopo questa data non sarebbe stato più possibile per nessuno, calciatore stesso o altro club, pagare il dovuto e liberarsi.

Si doveva cioè procedere a una ordinaria trattativa con il Napoli. Tanto che il fratello-procuratore di Higuain aveva messo in piazza i mal di pancia del Pipita per le mancate promesse sul rafforzamento del club manifestando l’intenzione di non rinnovare il contratto in scadenza fra due stagioni e di presentarsi al ritiro qualora nessuno avesse pagato la clausola.

La scadenza al 30 giugno era una garanzia per il Napoli, in quanto conoscendo il destino del suo attaccante prima dell’inizio ufficiale del calciomercato avrebbe avuto il tempo sufficiente (2 mesi) per sostituirlo. Con l’accelerazione juventina su Pipita delle ultime settimane, invece, si è scoperto che la clausola esiste ancora, era a tempo “indeterminato”, e comunque non bloccata al 30 giugno.

Perché prendersi questo rischio? Era così difficile immaginare che una rivale intenzionata a prendere il giocatore simbolo dell’avversario senza passare dalla trattativa lo avrebbe fatto il più tardi possibile per metterlo in difficoltà? Non è un approccio hobbesiano, ma mera strategia aziendale. Essendo disposta a versare la clausola a fine luglio e a prelevare Higuain, la Juventus non aveva alcun interesse a farlo a giugno.

Muoversi a luglio ha messo il Napoli con le spalle al muro. Il Napoli così deve “accettare”  una trattativa potendo prendere delle contropartite tecniche o può orgogliosamente pretendere il pagamento dell’intera clausola. Si ritrova però a tre settimane dall’inizio del campionato umiliato e privato del suo bomber principe.

Con la conseguenza che deve disperatamente cercare di rimpiazzarlo. Ma questa corsa affannosa si porta dietro due “complicazioni”. Nessuna squadra di livello cede volontariamente il suo attaccante di riferimento e seppure dovesse accettare lo farebbe a un prezzo esorbitante sapendo che il compratore ha in tasca 90 milioni.

La Redazione

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