Da bambino Montella andava al San Paolo, ma solo per il “Diavolo”

Il bimbo che andava al San Paolo per Van Basten «Litigava con i compagni che tifavano Diego»

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C’è un sottile filo rossonero che lega Castello di Cisterna, piccolo comune alle falde del Vesuvio, a Ischia, una delle isole più belle al mondo. Vincenzo
Montella è nato a Pomigliano ma è cresciuto, non solo calcisticamente, a Castello di Cisterna. Quest’anno sarà di casa a Milano, però il posto che
porta nel cuore più di ogni altro resta Ischia, precisamente Forio d’Ischia (uno dei sette comuni dell’isola), dove trascorre le vacanze.
LE TERME E IL CLUB ISCHIA  – È lì che si sta godendo gli ultimi giorni di relax con la famiglia prima di iniziare l’avventura a Milanello. Montella sta girando in barca, ha fatto il bagno nelle splendide acque termali dei Giardini Poseidon e mangiato nel pub che era di sua proprietà che si chiama, non a caso, «M9 Airline». È stato ricoperto di auguri per la nuova avventura, non solo dai tifosi rossoneri. Ovviamente, il Club Milan dell’isola verde (80 soci) è in fermento e lo aspetta in sede anche se il presidente, Giovanni Ferrandino, ha anticipato tutti sul tempo. Il primo selfie con Montella da allenatore del Diavolo, infatti, lo ha scattato lui poiché si è trovato al cospetto del tecnico della sua squadra del cuore proprio lunedì, non appena l’Aereoplanino era atterrato sul pianeta Milan. «Gli ho chiesto se le voci che avevo sentito erano vere – racconta Giovanni –, lui ha sorriso e cominciato a parlare di Van Basten». La camicia rossonera indossata da Montella era però già una conferma.
IL SAN PAOLO E LE CASSETTE – La fede milanista di Montella è nota, a trasmettergliela è stato il fratello maggiore Emanuele. Lorenzo D’Amato, il primo allenatore di Montella nella scuola calcio San Nicola di Castello di Cisterna, oggi ha 63 anni ed è un pozzo di aneddoti. Da lì Vincenzino ha spiccato il volo seguendo le orme del suo compaesano Nicola Caccia che, adesso, lo affiancherà sulla panchina del Milan: «Essendo anch’io tifoso rossonero, sto provando una gioia immensa. Quando Montella era ragazzino, lo spalleggiavo nella “rivalità” con i compagni di squadra che erano quasi tutti tifosi del Napoli. Erano gli anni di Maradona e del Milan di Sacchi, io portavo Vincenzo al San Paolo per guardare le sfide scudetto e insieme palpitavamo per i nostri colori. Lui stravedeva per Van Basten. Divorava le cassette del centravanti olandese. Avevano caratteristiche diverse ma lo stesso fiuto del gol e sono diventati entrambi allenatori. Vincenzo lo era già da ragazzino: nonostante la giovane età, ricordo che impartiva consigli ai compagni tecnicamente meno dotati». 
COMPAGNI E AMICI –  Montella da calciatore non è mai stato vicino al Milan, Caccia invece si è vestito di rossonero per tre giorni. Una storia che merita di essere raccontata: «A dire la verità, Nicola aveva sostenuto prima un provino con l’Inter – racconta ancora D’Amato –. A credere in lui, però, fu Carlo Montanari, allora responsabile del vivaio rossonero, e così fu preso dalla società di Farina nel 1984. La mamma di Nicola, però, non accettò di buon grado tanta distanza dal figliolo e così io e il papà di Caccia, il signor Francesco che oggi non c’è più, tornammo in via Turati a distanza di soltanto settantadue ore per chiedere di stracciare quell’accordo». Ora, dopo ben trentadue anni, Caccia è di nuovo rossonero. Collaborerà con Montella, come accade da tempo. Compagni di scuola calcio, amici per la vita.

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A cura di Gianluca Monti (Gazzetta dello sport)

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