Non si direbbe, ma Conte crede in Insigne e già sabato potrebbe dire la sua
In questi Europei dove l’Italia si è fatta strada, fino ad approdare ai quarti che si giocherà sabato contro la Germania, in una di quelle sfide che si possono definire storiche, Lorenzo Insigne ha dato prova di grande maturità. Sin dalle gare di qualificazione, dove Lorenzo non aveva dato molto, era chiara la sua volontà di migliorare per entrare a far parte della rosa dei convocati. Dopo le amichevoli di marzo con la Spagna a Udine e la Germania a Monaco, le cose non sembravano cambiate perchè se da un lato è stato autore del gol per il pari contro la nazionale di del Bosque, dall’altro è stato titolare nella notte del crollo contro quella di Loew. Fino al 18 maggio, giorno degli stage a Coverciano per capire chi convocare e chi no, Insigne è stato in stand by, ma dopo ecco il lungo sospiro di sollievo, arriva la convocazione. “Insigne mi ha sorpreso per la grande disponibilità, perché ha capito quello che gli chiedo. Sarà importante in partite in cui mi servirà cambiare le carte“. Così Conte ha elogiato Lorenzo dopo la qualificazione senza però farlo entrare dall’inizio contro l’Irlanda. La rinuncia al 4-3-3, prima di partire per l’Europeo, non ha certo aiutato Lorenzo. Ma a Lille, appena messo piede in campo, ha subito centrato il palo che ha cancellato il possibile tiro da tre punti. Il debutto all’Europeo è durante niente o quasi: 16 minuti più recupero. Ancora meno a Parigi: 8 più 4. Ma gli sono bastati. Li ha vissuti ad alta intensità proprio come vuole il ct. Dribbling in velocità e conclusione, per la parata di De Gea. Apertura terra-cielo, da destra a sinistra, per Darmian, liberato per l’assist a Pellè e il 2 a del trionfo azzurro. È l’azione che ha fatto abbracciare gli italiani in campo, in tribuna e a casa. Insomma anche se l’Europeo di Insigne è stato per la maggior parte in panchina, le sue parole non lasciano dubbi: “Stiamo dando tanto per la maglia e per la gente. Anche chi sta fuori. Io quando sono chiamato in causa cerco di fare il mio dovere e di dare il massimo. Se poi mi capita di fare un gol o una giocata vincente, sono più felice. Ma qui è importante andare avanti e vincere. Chi segna, insomma, non importa”.
Fonte Il Mattino