Torino-Napoli, quando il calcio diventa la storia di un romanzo popolare

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Napoli e Torino, un tifo che è appartenenza naturale, storica. Un tifo che non accoglie adepti in virtù di vittorie e titoli. Il tifo del popolo azzurro e del popolo granata non sale sul carro dei vincitori, è un tifo basato su storia e sofferenza, dove le vicende di una maglia si intrecciano spesso con la vita. Il Torino è la squadra con le origini più antiche in Italia, il Napoli è il primo club vessillifero del Sud. Da un lato il Torino degli eroi di Superga, dei cinque scudetti di Valentino Mazzola, della tragedia di Meroni, dei derby con la Juve, di Pulici e Graziani, di Ferruccio Novo e di Orfeo Pianelli, lutti e fiammate, un club da grande romanzo. Dall’ altro lato il Napoli del primo idolo del calcio, Attila Sallustro, che compra lo spezzino Enrico Colombari nel 1930 per «un quarto di milione», dei 105 milioni di lire per Jeppson e dei due miliardi per Savoldi, l’audace baldoria meridionale, e poi Vinicio e Pesaola, Altafini e Sivori sino alla stella massima, il Pibe de oro. Maradona forse più di tutti, uomo del sud che si lega alla squadra e alla città del sud. Emozioni grandi che gli stessi colori delle due squadre rispecchiano, l’azzurro del Napoli dal facile richiamo al colore del cielo e del mare partenopei, il granata del Torino, rosso sangue intenso, passione forte, destino fatale. Non ci sono, in Italia, altre squadre dall’identità popolare così forte e precisa. La Torino-Napoli di domani sera sia degna di due esempi del passato, Antonio Juliano e Giorgio Ferrini che, più di tutti, per sacrificio, dedizione, fedeltà e agonismo eccelso hanno rappresentato il Napoli e il Torino. (tratto da Il Mattino)

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