Dalle giovanili del Barça allo spogliatoio azzurro, Pepe Reina è sempre stato l’anima della squadra

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Chi pensa che Reina sia diventato, col tempo, l’uomo e il giocatore capace di dare verve e spinta alla squadra anche nei momenti più difficili si sbaglia di grosso. Il portiere spagnolo dall’anima decisamente napoletana, ha da sempre dimostrato carattere, sin dalla giovane età di tredici anni quando il papà Miguel, anch’esso portiere, lo portò al cospetto del suo ex rivale Johan Cruyff per un provino nelle giovanili del Barcellona allenato proprio dall’olandese. Josè Manuel, o più semplicemente Pepe, già allora dimostrò grande capacità e tecnica, e il 25 agosto 1995 entrò alla Masia, il centro formazione del Barca, e con lui c’erano anche Carles Puyol, Roberto Trashorras, Mikel Arteta, e Victor Valdes.Pepe era l’anima della Masia, non mi sono mai divertito tanto come in quegli anni grazie a lui”, questo è il ricordo di Arteta, ora capitano dell’Arsenal, che con Reina condivideva non solo le merende ma anche il letto. Anche Trashorras, oggi capitano del Rayo Vallecano, ricorda un Pepe “sempre allegro, sempre in vena di scherzi. Era il primo a prendere la grancassa per suonarla e creare un ambiente divertente e compatto”. Il ricordo di Trashorras è anche di un portiere dotato di ottimi piedi, dato che “faceva sempre il torello con noi e si vedeva che sarebbe arrivato molto lontano”. Contemporaneamente nasceva con Valdes una grande rivalità, che poi diventerà amicizia, anche perchè completamente opposti come carattere. Entrambi ottimi portieri, si contendevano il posto da titolare in campo e di loro l’allora allenatore dei portirei dice “Entrambi erano noiosi per quanto lavoravano, a volte dovevo imporgli con rigore di andare a farsi la doccia”. Ma come ogni positiva competizione, la vicinanaza dei due non poteva che far bene ad entrambi, e Valdes ricorda una “sana concorrenza: con Pepe siamo cresciuti insieme e lui forma parte della mia vita. E lo sa»”. Asensi,  l’allenatore del Barcellona di loro diceva “Con loro due ebbi davvero un problema perché erano entrambi sensazionali. Decisi dunque di dare aognuno la titolarità per due partite di seguito per non farli arrugginire in panchina. E questa soluzione andò bene a entrambi, anche perché non erano ancora dei professionisti”. Poi il resto è storia, dal Villarreal al Liverpool, al Bayern e infine al Napoli, Reina ha sempre dimostrato le sue doti tecniche ma soprattutto di essere il punto fermo della squadra in cui ha giocato. Ora al Napoli il suo percorso ha raggiunto il punto più alto, esprimendo sempre, in ogni occasione, il suo attaccamento non solo alla maglia ma anche alla città. La squadra gira intorno a lui, e dello spogliatoio azzurro è il leader indiscusso. Doti umane e tecniche, una formula perfetta che non appartiene a tutti i grandi giocatori, a Pepe viene naturale invece. Questo è quanto riporta oggi Il Mattino.

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