Il calcio che incontra il ciclismo, o viceversa. E’ stata questa la telefonata tra Maurizio Sarri e Davide Cassani, il commissario tecnico della Nazionale di ciclismo, ospite nella presentazione alla Camera di Commercio della «100 km dell’Isola Verde» di Ischia. I due interlocutori, diventati amici subito per incanto. «Siamo tutti e due del Capricorno, parliamo la stessa lingua…». E Sarri ribadiva che il Napoli per lui era ancora Bernard Thevenet all’inseguimento e la Juve Eddy Merckx in fuga. E Cassani gli confessava ammirato che solo Guidolin sapeva di ciclismo come lui. E Sarri: «Io sono del Mugello, sono cresciuto con Gastone Nencini!». E questo Napoli diventava allora nell’immaginario un discesista spericolato, come fu Nencini nella picchiata dal Perjuret, in quell’anno lontano (1960). «Ma lo sa, Cassani, che io fra una partita di calcio e il finale di una classica, penso alla Roubaix, preferisco vedermi quel bel pavè che rompe le gambe?». «È il gusto della sofferenza, mister, che affascina chi ama la bicicletta…». Cassani continua: «Auguri per il sorpasso in campionato, mister…Ma perché, invece di Thevenet, non si immagina un po’ un Napoli alla Gimondi?». «Lo sa che Gimondi certe volte fu capace di battere il grande Eddy anche in volata?». E Sarri: «Ma lo sa, in ogni modo, che mi farebbe un piacere immenso seguire da vicino una tappa del Giro?». «Promesso, qua la mano». Anche se virtualmente. Fra un ct azzurro e un mister azzurro come lui. (tratto da Il Mattino)