Totti, il buio multicolore che ha diviso Roma
Partiamo dal presupposto che il giochino del “trova un colpevole” in questo momento non abbia alcun senso, oltretutto considerando il fatto che da questa storia non si salva nessuno, perché nessuno ne esce rafforzato.
Ma andiamo con ordine: sabato Spalletti, nella conferenza stampa pre Roma-Palermo, annuncia l’impiego da titolare di Totti; quasi contemporaneamente, il capitano dei giallorossi rilascia un’intervista alla Rai nella quale dichiara di volere più spazio, di pretendere più rispetto da parte della società e dell’allenatore, col quale il rapporto si limita ad un “buongiorno e buonasera”.
L’inizio del putiferio. Inizio perché, come se non bastassero queste dichiarazioni a destabilizzare un ambiente visceralmente attaccato al proprio simbolo più grande, domenica mattina Spalletti, d’accordo con la società, ha un confronto con Totti nel quale gli comunica di essere libero di lasciare il ritiro di Trigoria perché non sarà più del match. Apriti cielo.
La città si divide letteralmente tra pro-Totti e pro-Spalletti: la verità è che questa storia ha fatto calare il buio in un momento in cui la squadra, invece, comincia ad ingranare in campo. Ma un buio particolare, un buio pieno di sfumature e colori diversi: il rosso di Totti, capitano amato come mai nessuno nella storia della Roma, isolatosi dal resto della squadra e costretto a quel tipo di dichiarazioni, quasi come una richiesta di aiuto; il nero cupo intorno all’allenatore della Roma, che, a malincuore, è stato costretto a prendere una decisione forte per non sentirsi delegittimato di fronte al resto della squadra. Una scelta forse giusta, ma che di fatto ha attirato su di lui l’antipatia di qualche tifoso. Infine il bianco della squadra, chiamata a fare una sintesi di ciò che ha visto e sentito intorno a sé per non perdere la bussola e continuare il percorso intrapreso.
Il colore più preoccupante di questo profondo buio è da ricercare al di là delle frasi di Totti o della reazione del suo allenatore: è la gestione della vicenda, sbagliata sotto tutti i punti di vista e da tutti i protagonisti, compresa la società colpita dalle parole del proprio capitano e che non è stata in grado di tutelarsi.
Totti si sente ancora un calciatore, desideroso di dimostrare ancora di divertirsi in campo, ma il minus fisico è evidente: a settembre prossimo saranno 40 anni, ed è difficile immaginare che possa inseguire un avversario, magari dopo una palla persa. Allora il comportamento del tecnico di Certaldo diventa comprensibile: “Falli corre, mister!”, il chiaro ammonimento con cui è stato accolto all’aeroporto di Fiumicino all’inizio della sua seconda avventura nella capitale. Comprensibile è il suo mettere da parte Totti, per consentire alla sua squadra di trovare equilibrio, certezze, prima di poter osare e permettersi qualche calciatore con meno propensione al sacrificio difensivo.
La tempesta c’è stata, difficile arrivare più in basso di quanto già si sia fatto: ieri Totti era allo stadio in tribuna a sostenere la squadra, oggi sarà a Trigoria dove avrà un altro confronto con Spalletti, che ieri al termine della partita ha usato parole al miele per lui. Le nuvole sembrano allontanarsi, la situazione ricompattarsi.
Dieci anni fa Totti disse “ho trovato l’allenatore con cui diventare campione”: di imparare non si smette mai, e forse definitivamente campione lo è diventato dopo questa storia multicolore.
A cura di Marco Prestisimone
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