L’approfondimento di Riccardo Muni: “Le stelle azzurre brillano sopra il cielo dell Olimpico”
Turno infrasettimanale di campionato che rappresentava un campo minato per il Napoli, atteso dalla prima trasferta ostica del mese di febbraio. In barba a tutti i pronostici che volevano la squadra azzurra scavalcata o, almeno, agganciata dalla Juve, in testa alla classifica, gli azzurri hanno superato la Lazio, chiudendo ogni discorso in appena tre minuti e limitando gli sforzi per tutto il secondo tempo. Higuaìn si è mantenuto in media (23 gol in 23 partite) sfruttando al meglio un pallone offertogli da Callejòn e, tre minuti più tardi, lo stesso tornante ‘galactico’ ha deliziato il pubblico partenopeo, con un pallonetto millimetrico, per gli esteti del calcio, che ha beffato Marchetti. Gli azzurri erano scesi in campo con il lato destro dello scacchiere rimaneggiato, poiché con Hysaj e Allan squalificati, è toccato a Maggio e Lopez supportare e coprire Callejòn su quel versante. In tutta onestà, i due gregari ci hanno messo una ventina di minuti per prendere le contromisure a Felipe Anderson prima ed a Keita dopo, limitando comunque al minimo i rischi per la porta di Pepe Reina. Chi ha fatto la voce grossa è stato Koulibaly, un gigante insuperabile per qualsiasi calciatore biancoceleste che provasse a sfondare dalla sua parte. Il K2 partenopeo è stato ancora più gigantesco quando, alla fine del match e dei fischi razzisti dei tifosi di casa, ha scelto un bambino a cui ha consegnato la maglia quasi come se fosse il passaggio del testimone, in una staffetta virtuale contro il razzismo. A livello di classifica, le distanze in vetta sono rimaste inalterate, anche se qualche scricchiolio, nella macchina bianconera, si è visto (…almeno questo è l’auspicio…). D’altronde una rincorsa di circa tre mesi, se da una parte esalta, dall’altra può presentare il conto in termini di tossine accumulate e infortuni. Anche dal punto di vista psicologico collezionare tredici vittorie e ritrovarsi sempre a rincorrere, alla lunga può stancare. Se la Juve ha fatto tredici, il Napoli ha inanellato la settima vittoria consecutiva che, oltre ai punti, aumenta anche il livello del morale. A Roma, si diceva, si è assistito al solito triste spettacolo razzista ma i tifosi capitolini non si sono ‘accontentati’ dei soliti cori inneggianti al Vesuvio. Sono andati oltre, accompagnando con sonori ‘buu’ ogni azione di Koulibaly, ignorando che la Lazio avesse in campo un paio di calciatori di colore, il che la dice lunga sul loro quoziente intellettivo. A questo punto, è intervenuto l’arbitro Irrati di Pistoia che ha sospeso per una manciata di minuti l’incontro ed ha refertato l’episodio definendolo con il termine corretto: razzismo. Complimenti al signor Irrati che finalmente ha aperto un varco per affrontare il problema, per troppo tempo colpevolmente ignorato da chi di dovere. Un lassismo colpevole delle istituzioni che adesso saranno costrette a dissotterrare la testa dalla sabbia ed affrontare (…e risolvere, si spera…) il problema. Dopo tanta indifferenza e insensibilità da parte di molti, finalmente un segnale importante che deve far riflettere. Anche se Pioli, tecnico della Lazio, ha sminuito l’episodio e i media hanno quasi sorvolato sull’accaduto, probabilmente perché stanchi per tutte le energie profuse per additare Sarri come omofobo e razzista, la giustizia sportiva è andata oltre la semplice ammenda, chiudendo la curva laziale per due turni…i tifosi dello stadium sono avvisati. A proposito di Juve e dello stadium, prima di concludere, due chiacchiere sparse. La testata giornalistica piemontese, ‘venduta’ come nazionale, non ha perso occasione per lanciare una nuova stoccata al Napoli, rischiando di infiammare la vigilia del big match tra Juve e Napoli, ben oltre il necessario. Quelli del SIAMO TUTTI MANCINI (…si, ancora loro!…), hanno costruito una polemica ad hoc, prendendo spunto dalle dichiarazioni di Sarri e di Allegri, in merito alla questione dei fatturati di Napoli e Juventus. Travisando palesemente le dichiarazioni di entrambi gli allenatori, è stato bacchettato Sarri, invitandolo ad evitare questioni ragionieristiche ed a riflettere sul fatto che l’Atletico Madrid ha vinto la Liga nel 2014 superando i due colossi iberici (Real e Barca) con un fatturato inferiore a quello del Napoli. Solo arroganza o anche timore di vedersi spodestati dal trono su cui stazionano da quattro anni e, per di più, dalla squadra simbolo del meridione colonizzato e vessato da 155 anni? Un’altra parte di stampa, nei giorni scorsi, ha parlato del rapporto incrinato tra Insigne ed il commissario tecnico della nazionale, Antonio Conte (…simbolo moderno del mondo bianconero…), che sarebbe alla base delle mancate convocazioni del Magnifico. Il motivo dei cattivi rapporti tra i due risalirebbe ai fatti di ottobre scorso, quando Insigne, infortunato, preferì tornare a Napoli per farsi curare, piuttosto che rimanere con il gruppo azzurro a fare da spettatore non pagante. Dopo aver tessuto le lodi del Magnifico azzurro, quella parte di stampa si è dispensata in consigli da seguire, per poter tornare ad essere meritevole delle attenzioni del ct, avendo ‘…un profilo meno locale e più aperto al mondo. Per crescere e diventare un top internazionale deve un po’ emanciparsi dal San Paolo e non avere paura di imporsi…‘. Leggendo tra le righe, caro Insigne se vuoi la Nazionale, lascia perdere il Napoli, la tua squadra del cuore! Grazie dei preziosi consigli a Sarri ed Insigne! Tuttavia, anche certa parte di stampa sembra adeguarsi ai fatturati, assumendo talvolta un profilo piuttosto locale, anzi localizzato nel triangolo delle strisciate e, pertanto, non rappresenta un esempio da seguire. Però adesso un unico pensiero: CARPI!
Riccardo Muni