Vogliono farci credere che i cori a cui i napoletani sono sottoposti in ogni stadio d’Italia sono uguali ai fischi che i tifosi azzurri intonano al San Poalo contro l’avversario. Il calcio è un gioco, dovrebbe esserlo, ma questo spirito non è più palpabile come lo era una volta. Negli spalti oltre ai tifosi entrano odio, razzismo, violenza e cattiveria. Ma da qui a paragone le due cose ce ne passa, perchè una cosa è fischiare, col significato che può assumere, intontire l’avversario, dimostragli ostilità, un’altra cosa è offendere, e che i napoletani queste offese devono sistematicamente ascoltarle ogni volta che gioca la propria squadra, e tutto questo è vergognoso, e non certo figlio di una civiltà progredita. Ieri a Marassi, non è stata fatta eccezione, ma nessuno, nè i giornali nè i media hanno fatto risaltare questa cosa, come invece è successo con l’ormai noto episodio di lite fra Sarri e Mancini. Come si può non pensare allora che è l’ambiente Napoli che in ogni modo è messo in secondo piano e discriminato? Ma purtroppo per le altre, la sua posizione è troppo su per essere guardata dall’alto al basso.