In un’intervista rilasciata al portale calciomercato.com è intervenuto il presidente dell’Assoallenatori sulla vicenda di ieri al San Paolo e sul tecnico del Genoa Giampiero Gasperini, senza dimenticare Fabio Caressa.
Buonasera signor Ulivieri, se la sente di intervenire sulla vicenda Gasperini-tifosi? “Inizio con il dire che le critiche di Caressa non le accetto, ricevere la morale proprio da lui, non esiste. E poi gli farei notare che sono già intervenuto, forse lui non se ne è accorto. Poi aggiungo che l’associazione allenatori ha altri compiti, gli allenatori sono allenati a subire le contestazioni dei tifosi quando le cose non vanno bene e le risposte sono sempre personali. Qualche volta si va allo scontro, qualche altra si fanno dichiarazioni o si dicono i nomi, qualche altra, come è successo a me in passato, si preferisce non parlare per non fare da cassa di risonanza per certi idioti. Poi magari le cose vengono fuori, come accadde nel mio caso, perché i malcapitati avevano i telefoni sotto controllo e la polizia aveva registrato: “ organizziamoci per andare al campo contro quel comunista di Ulivieri”. A me è capitato di scontrarmi e anche di stare zitto, ma come fanno tutti gli allenatori. Gasperini ha fatto la sua scelta, secondo me coraggiosa, da persona seria qual’è ed io ho molto apprezzato. L’associazione allenatori, trovandosi di fronte a situazioni molto variegate, a cominciare da chi lavora nel mondo dilettantistico, per finire a chi lavora in quello professionistico, sa che nella realtà della vita degli allenatori, queste sono cose abbastanza frequenti. Caressa è stato molto scorretto perché ha liquidato le cose che io ho detto come banali. Se le avesse riportate e le avesse messe al giudizio dei propri telespettatori, probabilmente sarebbe stato meglio. Se poi il discorso si sposta sul legame tra tifosi e società, purtroppo noi allenatori siamo in difficoltà. Bisogna saper dividere chi fa il tifoso per spronare la propria squadra e chi invece lo fa per mestiere. Io credo che il mestiere di tifoso non debba esistere”.
Un altro caso che scotta e quello relativo alla lite Sarri-Mancini “Sono costretto a intervenire anche sul caso Sarri-Mancini. Non vorrei, ma è d’obbligo per non passare per quelli che fanno finta di nulla. Per me rimane uno scontro tra due allenatori. Sarri ha sbagliato in modo fragoroso perché le espressioni che ha usato vanno al di là dell’abituale “stronzo”, che ormai fa parte del lessico quotidiano. Ha chiesto scusa in privato e in pubblico perché si è reso conto della gravità dell’accaduto. Ma sia chiaro: Sarri non è razzista e non credo che vada impiccato. Mancini ha ritenuto opportuno rendere pubblico quello che è successo, io non mi sento di entrare nel merito della scelta perché ognuno è libero di scegliere per se stesso, mediato dalla propria sensibilità. Se lo ha fatto è perché in quel momento il suo istinto lo ha condotto verso quella scelta. Nessuna valutazione, né di condanna né di approvazione, perché quando andiamo a toccare sensibilità personali, credo che a monte ci debba essere sempre il rispetto delle persone. Ma c’è una cosa che non mi “garba” e cioè il riferimento verso il mondo anglosassone, che adesso appare più sensibile. Se è vero che oggi questo mondo ha una sensibilità diversa dalla nostra, in riferimento a certi temi, a me viene il dubbio che che sia un modo per ripulirsi da secoli di colonialismo. Chiudo con una battuta, che a volte risolve tante situazioni. So che come tutte le battute mi espone a critiche da parte di chi non riesce ad entrare nel nostro contesto e nel nostro spirito, ma non importa: quando mi capitò di subire un’offesa del genere, io che avevo voglia di buttarla su ridere, risposi: “mandami la tu moglie e poi mi saprai dire”. Sia chiaro, l’impegno contro l’omofobia e contro il razzismo, non nasce ieri al S.Paolo. Io l’ho scoperto un po’ prima. Io e l’associazione allenatori”.
La Redazione