Parla l’autore: “Un giorno all’ improvviso è diventato un virus, per lo scudetto dico Napoli”

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Trent’anni fa era un tormentone, proprio come adesso. Solo che allora lo si poteva sentire cantato sui palchi di tutta Italia, adesso, con parole diverse lo si canta sugli spalti di tutta Italia. Michael Righeira, al secolo Stefano Rota, è l’autore de «L’ estate sta finendo», il motivo che i tifosi di calcio hanno trasformato in «Un giorno all’improvviso», divenuto hit in tantissime curve, non ultime quelle napoletane. Qui l’effetto è diverso, visto che a cantarlo sono i calciatori azzurri a fine partita insieme ai propri sostenitori. La musica fu scritta dal partner di “Michael”, Johnson Righeira e da Carmelo Labionda e il testo dai due Righeira.

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Trent’anni e il motivo risuona in tutta Italia. «Prima ero tifoso, adesso seguo il calcio molto da lontano. Mi sembra l’oppio dei popoli, con tutti i problemi che ci sono, si pensa alle partite».
Però può fare piacere sentire un proprio successo intonato a distanza di tanti anni. «Molti giovani non sanno neanche che era una nostra canzone. Anzi, ai giovani non fa piacere sapere di affezionarsi a roba già vecchia tra virgolette».
Comunque è un evergreen. «Già all’epoca ci accorgemmo che era una hit. Abbiamo vinto un Festivalbar. Vendemmo in Italia quell’anno più di centomila copie. E avemmo il Disco d’oro. Adesso questi  riconoscimenti si hanno se si vendono cento copie, anzi se si hanno cento mi piace. Comunque il coro di questi giorni lo definirei in un altro modo».
Come? «Una moda, anzi, come si dice ora, un virus. Per questo contagioso, ma per questo pronto a sparire in un attimo».
Un virus però potente. «In verità mi hanno chiamato in tanti per dirmi che il motivo si canta in molti stadi, anche nel basket mi sembra. So che a Napoli è molto sentito e, come detto, mi fa piacere. Se devo scegliere una squadra per lo scudetto, dico Napoli».
Non le è capitato di sentire «Un giorno all’improvviso», magari di canticchiarlo? «No, sono uscito da certi circuiti musicali, così come dalla band. Faccio da tempo l’attore teatrale, canto ancora, ma ho altri repertori. Quel tipo di successo lo abbiamo raggiunto alla grande. Anni indimenticabili. Quindi alla fin fine i coretti da stadio mi lasciano indifferente».

Tratto da Il Mattino

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