APPROFONDIMENTO – Paura di cadere, ma voglia di volare

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Parole, considerazioni, riflessioni. Il monday night ha lasciato in dote tutto questo. Sapevamo che Napoli – Inter avrebbe cambiato qualcosa, forse poco o forse tutto. La corsa al titolo ha assunto nuovi connotati, il Napoli è primo dopo 25 anni: San Paolo in estasi, calciatori idem. Higuain è andato a segno per l’ottava volta di seguito in casa, ora insegue il record che fu di Diego e sogna di regalare alla città le stesse gioie che diede l’indimenticabile argentino. Sarri viene dalla provincia come Bianchi e Bigon. Ma le analogie meglio stopparle qui, parliamo di due epoche diverse così come di un calcio che si è evoluto e si poggia su altri criteri. Di certo c’è che ora Napoli è convinta di potercela fare, il Napoli ha accarezzato l’idea per 70 minuti mentre nei restanti 20 si è fermato a chiedersi se ne fosse all’altezza. Al di là dell’Inter in inferiorità numerica, al di là del calo di tensione collettivo, al di là del valore dell’avversario stesso. Ora non si torna più indietro, però vincere a maggio non è un dovere, semplicemente una grande possibilità. Per chi la parola vittoria l’ha sempre accomunata alla salvezza, per chi questa sensazione non l’ha mai provata e per chi non la prova da tempo. La vertigine del Napoli si chiama Scudetto, 24 le possibilità di non cadere e volare verso il tricolore. Jovanotti, in musica, l’avrebbe detta così. Mi fido di te, Napoli. Mi fido dell’istinto di Reina, della ritrovata solidità di Albiol, della capacità di Koulibaly di cancellare dal campo qualsiasi attaccante. Mi fido della precisione nei passaggi di Jorginho, dei polmoni di Allan, del calcio artistico di Hamsik. Mi fido del tiro a giro di Insigne, della generosità di Callejon, della voglia di Higuain di far piangere di gioia questa città. Mi fido di te, cosa sei disposto a perdere? Ah, di Sarri mi fidavo già a Dimaro.

Factory della Comunicazione

a cura di Francesca Flavio

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