Marco Prestisimone (ilnapolionline): “Con l’emozione, così si sconfigge la paura di giocare”

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Le luci. Un boato. La paura.
Quanto accaduto a Parigi è di quanto più vicino possa avvertire qualsiasi occidentale proprio perché è andato ad intaccare una sfera sacra dell’uomo: la propria passione. Che sia nella musica, nel piacere di trascorrere la propria serata in un nuovo ristorante, perché no, cambogiano. Nello sport. Luci. Boato. Paura.
Questa dev’essere stata la sequenza di chi era per esempio al Teatro Bataclan: le luci di un concerto, quelle sprigionate dalla trepidazione di chi assiste allo spettacolo della sua band preferita. Poi il boato, gli spari. E la paura, il nemico numero uno, quello per eccellenza.
Quanto accaduto a Parigi ha inevitabilmente ucciso tutti, proprio perché assomiglia terribilmente al susseguirsi di emozioni di chi si trova la domenica sugli spalti a tifare la propria squadra del cuore.
Le luci. Un boato. La paura.
Polizia antisommossaLe luci dello stadio, quelle sprigionate dalle stelle in campo. Il boato della curva che incita i propri beniamini. La paura del tifoso che, in preda sì all’entusiasmo e alla speranza, dentro di sé cova la paura della sconfitta.
E allora il messaggio è quello che non si può essere sereni quando si va al teatro, al cinema, al ristorante, allo stadio. Non si è sereni nello sfogare le frustrazioni di una settimana, nel godere di un momento di spettacolo, di esultare ad un gol in rovesciata del numero 10 della propria squadra.
Difficile pensare all’arma con la quale controbattere a tanta cattiveria: per Hollande la Francia è in guerra, per Putin l’Isis va combattuto come è stato fatto con Hitler. Gli attacchi aerei a Raqqa, roccaforte dello Stato Islamico, sono je suiscominciati con la Francia e il mondo intero ancora in ginocchio a piangere i morti delle stragi di quel maledetto 13 novembre.
Continuo a credere che ciò che il terrorismo cerca di affossare sia proprio il punto dal quale ripartire. E allora riprendiamo ad emozionarci, ad esultare, a cantare, a ballare. A tifare.
In questo senso il rinvio di Belgio-Spagna e di Germania-Olanda sa di sconfitta. Sconfitta di chi cede alla paura, di chi la dà vinta a chi tenta di tarpare le nostre passioni. E allora va bene dimostrare attenzione maniacale, in particolare in questo momento nel quale fanno paura anche i passanti, anche chi da sempre vive accanto a noi ma dei quali non ci eravamo mai accorti e che improvvisamente sono diventati il mostro delle fiabe, quello da cui scappare. Quello di cui aver paura.
Ma riprendiamoci subito il nostro sacrosantissimo diritto di provare emozioni, di commuoverci alla nostra canzone preferita, di esaltare i nostri beniamini. Di vivere le nostre passioni.
E la nostra guerra sarà già vinta.

Factory della Comunicazione

A cura di Marco Prestisimone

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